Il segmento degli immigrati ha assunto negli ultimi anni una crescente importanza nel sistema Paese: si tratta di circa 5 milioni di cittadini Gli immigrati incidono per circa il 10% sul totale degli occupati, contribuiscono alla produzione del Pil per l'11%, pagano quasi 11 miliardi di euro di contributi previdenziali e dichiarano al fisco oltre 33 miliardi di euro; il 3,5% delle imprese operanti nel nostro paese ha il titolare straniero. Si calcola che 7 imprenditrici su 100 siano donne immigrate
E' quanto emerge dalla terza ricerca sull'evoluzione del processo di bancarizzazione dei cittadini immigrati in Italia, realizzata dall'Associazione bancaria italiana insieme al CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale) presentato a Roma durante il convegno ''Immigrati e inclusione finanziaria: fatti e prospettive in un contesto che cambia''.Il fenomeno, rileva l'indagine, e' in crescita: al 31 dicembre 2010 immigrate titolari o soci d'impresa in Italia sono 336.583, con un aumento del 4,9% rispetto al 2007. Se nel 2006 il 5% degli imprenditori era composto da immigrati , nel 2010 si passa al 6,5%. In quattro anni le imprese guidate da un migrante sono aumentate del 68%, in media il 14% in piu' per anno. Si tratta per lo piu' di societa' nuove, solo il 12% e' un'attivita' rilevata da altri imprenditori.
Il Rapporto rileva inoltre che le imprenditrici immigrate hanno un ruolo di primo piano. Sono oltre 50 mila, infatti, le imprenditrici donne immigrate, cresciute ad un tasso ''particolarmente apprezzabile'' (+4,1%) tra dicembre 2009 e giugno 2010.
Le donne imprenditrici immigrate appresentano il 6% dell'imprenditoria femminile italiana e il 20% di quella immigrata complessiva.
La maggior parte degli immigrati titolari di imprese sono entrati in Italia dopo il 1990 (80% circa), mentre l'avvio delle attivita' imprenditoriali e' iniziato dal 2000. Si tratta per lo piu' di persone fra i 25 e i 45 anni, con un buon livello di istruzione.
(ASCA) - Roma, 14 giu - ''Oggi un milione e mezzo di cittadini stranieri e' gia' cliente di una banca'', per questo ''l'inclusione finanziaria dei quasi 5 milioni di immigrati presenti in Italia rappresenta un'importante leva per l'integrazione sociale''. Lo ha dichiarato il vice presidente dell'Abi, Guido Rosa, durante il convegno ' immigrati e inclusione finanziaria: fatti e prospettive in un contesto che cambia'. ''L'inclusione finanziaria - ha spiegato Rosa - puo' contribuire, a livello micro, all'affermarsi della 'cittadinanza economica' per i nuovi soggetti che si relazionano e trattano beni e servizi con la banca mentre a livello macro puo' senz'altro supportare lo sviluppo di dinamiche socio-economiche di forte impatto sociale''. Per favorire questo processo d'integrazione, ha aggiunto Rosa, ''le banche possono fare di piu'''. L'opportunita' per queste e' ''comprendere sempre meglio le specificita' degli immigrati , intercettare esigenze, implementare risposte anche in termini di prodotti e servizi che meglio si adattano alle esigenze tipiche di questa fascia di clientela''.