Mamma & Lavoro

Intervista a Giacomina Grassi: Imprenditrice agricola

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di Francesca Amé
per “Il Cittadino di Lodi”

Lodigiana doc, con una passione viscerale per Milano e una vita dedita alla campagna: Giacomina Grassi è tutto questo e molto altro. In lei convivono interessi diversi che l’hanno portata a lavorare, dopo un’infanzia passata tra le cascine del Lodigiano, in una grande azienda del capoluogo lombardo e poi a tornare, per seguire l’amore, in campagna, sui dolci colli di San Colombano. Da impiegata commerciale si è trasformata in imprenditrice agricola, in appassionata di viticoltura, in provetta docente per gli studenti trasformando l’azienda agricola di famiglia in un agriturismo didattico. Il tutto, gestendo anche una famiglia numerosa, con tre figli di 20, 11 e 6 anni.
Per conoscerla bene, basta passare qualche ora all’Agriturismo Panizzari che Giacomina gestisce insieme al marito Angelo. Questa intervista è avvenuta mentre preparava delle polpette, perché Giacomina ha saputo trasformare anche la passione per la cucina in business, con 80 posti pasto per chi vuole apprezzare in collina i sapori semplici di una volta.

Giacomina Grassi, è stata dura passare dalla scrivania ai campi?
«Un bel cambiamento, ma in fondo anche un ritorno alle origini: mio nonno era coltivatore diretto, aveva dei campi nella Bassa e anche se mio padre e mia madre fecero un altro lavoro, entrambi erano nati in cascina e anch’io conoscevo bene la vita di campagna. Sono lodigiana doc, del resto».

Però ha intrapreso un percorso di studi diverso.
«Ho studiato per diventare accompagnatore turistico e la conoscenza delle lingue mi ha portato a lavorare nel settore commerciale in una grande azienda milanese: ho fatto la pendolare per dieci anni!».

Che ricordo ha di quel periodo?
«Splendido: ho sempre adorato la città e amavo molto il mio lavoro. Nel frattempo mi ero sposata con Angelo Panizzari, che aveva con il padre una piccola azienda agricola a conduzione familiare di lunga tradizione: mio marito, terminati gli studi, ha diversificato le attività e aperto una nuova cantina per l’imbottigliamento e la vendita del vino. Non dimentichiamo che quello di San Colombano è l’unico vino di Milano e di Lodi».

Quando ha deciso di entrare anche lei in azienda e trasformarsi in imprenditrice agricola?
«Cercavo un lavoro che mi permettesse di poter stare di più in famiglia: ho seguito il cuore. E poi io e Angelo volevamo arricchire le attività e c’era bisogno di qualcuno che desse una mano, anche nel rapporto con i clienti. Mio marito è bravissimo con la terra, è un ottimo produttore ma un po’chiuso nelle relazioni».

Lei ha invece spalancato le porte della vostra azienda.
«Volevo un percorso tutto mio e originale: quando nel ’97 abbiamo dovuto ampliare la sala di imbottigliamento, sbancando anche la collina, abbiamo approfittato per creare anche dei locali nuovi: li ho trasformati subito in spazi adatti a laboratori per scolaresche di tutte le età, dal nido alle superiori. Poi si sono aggiunti anche laboratori specializzati per i disabili, con ragazzi Down o con lieve ritardo mentale. Ho fatto dei corsi e ottenuto le certificazioni necessari per fregiarmi del nome di “agriturismo didattico” e le richieste non ci mancano: funziona molto il passaparola».

Quante persone visitano il vostro agriturismo ogni anno?
«Circa 1.500. Dal 2001 ho anche aggiunto un’altra attività, sfruttando la mia passione della cucina offrivo anche un servizio di ristorazione fredda che da quattro anni si è trasformata a tutti gli effetti in una cucina da 80 posti. Risultato? Non sto mai ferma, ma ho il privilegio di poter lavorare con la mia famiglia e far vivere i miei figli in un ambiente bello, sano e naturale».

Quali caratteristiche deve avere una donna per emergere in un settore, quello dell’agro-viticoltura, tipicamente maschile?
«Bisogna possedere grande spirito di sacrificio e una passione spiccata. Aggiungo che il margine di guadagno è esiguo o irrisorio: non è certo un mestiere che si sceglie per arricchirsi. Altra cosa importante: se si sceglie la campagna deve piacere abitare fuori mano dalle piccole comodità: noi, ad esempio, viviamo a due chilometri dal paese e dobbiamo usare la macchina per ogni piccola spesa».

A proposito di spesa, come ha retto, se ha retto, il vostro settore al forte periodo di crisi di questi anni?
«Devo fare dei distinguo: i laboratori didattici non hanno subito alcuna flessione, il rapporto con le scuole o con istituti come il Fatebenefratelli per il coinvolgimento dei disabili è consolidato e non abbiamo risentito della crisi economica. Se invece penso all’attività della vendita del vino allora i problemi risalgono al cambio tra la lira e l’euro e per venire in tempi più recenti le vendite si confermano alte, ma il problema sono i pagamenti, sempre più dilazionati».
L’azienda agricola e agrituristica Panizzari, in via Madonna dei Monti, sui colli di San Colombano, vanta una lunga tradizione familiare, che risale addirittura al 1898. Oggi è gestita da Angelo Panizzari e da sua moglie Giacomina e presto anche il figlio più grande, prossimo al diploma in agraria ad indirizzo viticolo-enologo a Voghera, darà una mano nella gestione di circa 300 ettari di vigneto sui quali lavorano anche 3 dipendenti fissi.

di Francesca Amé per “Il Cittadino di Lodi”

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