Una testimonianza di quanto sia ancora estremamente difficile riuscire a mantenere un lavoro e al contempo riuscire a seguire la famiglia.
Ma sentiamo Stefania e le problematiche vissute in prima persona.
M&L- Stefania, grazie per la tua disponibilità...
Innanzitutto, ci puoi brevemente accennare alla tua formazione? Quali studi hai fatto?
Mi sono laureata a 23 anni in Economia alla Cattolica di Milano. Subito dopo la laurea ho frequentato un corso sulla “Gestione e controllo della pubblicità” in collaborazione con lo I.A.A. e poi sono partita per un soggiorno di alcuni mesi a Londra. Oltremanica ho migliorato il mio inglese ed al contempo, mi sono resa autonoma mantenendomi da sola con lavoretti part time. Personalmente ritengo che l’esperienza all’estero sia sempre e comunque formativa sotto molteplici punti di vista. Rientrata in Italia ho collaborato con uno studio di dottori commercialisti per alcuni anni. Alla fine del triennio ho deciso che la mia strada fosse un’altra e mi sono iscritta al Master di Marketing Management organizzato dall’Istud. Il corso prevedeva 4 mesi in aula, 1 mese presso la Bournemouth University in Inghilterra, e 4 mesi di stage presso un’azienda. Studiare, poter tornare a dedicarsi alla propria formazione, dopo qualche anno di lavoro, è stata un’esperienza entusiasmante. Bisognerebbe avere la possibilità di poterlo fare ogni 5-6 anni!
M&L- Quindi, una buona formazione scolastica che ti faceva intravedere un percorso di sana professionalità e di soddisfazione nel tuo futuro lavorativo?!
Ho dedicato molto tempo alla mia formazione, motivata dalla curiosità ma soprattutto dalla passione per i settori che piu’ mi interessavano. Continuare a formarsi e ad aggiornarsi lo ritengo uno strumento essenziale per poter migliorare la propria situazione lavorativa e riuscire a mantenere intatto l’entusiasmo iniziale. Non sempre però se ne ha la possibilità soprattutto andando avanti con la carriera.. Riuscirsi a ritagliare dei periodi nei quali frequentare corsi di aggiornamento o diversificare un po’ la propria formazione è un lusso, di tempo e di soldi, che in pochi riescono a concedersi.
M&L- Ci puoi raccontare brevemente il tuo percorso professionale e cosa è cambiato dopo essere rientrata dalla tua prima maternità?
Ho effettuato lo stage del master nell’azienda di retail nella quale sono poi stata assunta, iniziando come specialista di private label nel settore cosmetici. Ho dopo poco tempo acquisito la professionalità necessaria per occuparmi, non solo della parte piu’ strettamente di marketing, ma anche di quella dell’acquisto. Sono arrivata ad occuparmi di circa 7-8 linee di marche private sia di toiletries che di trattamento, vincendo anche un premio per li packaging per una marca. Dopo un periodo come junior buyer del settore accessori, sempre all’interno del reparto profumeria, sono diventata infine buyer a tutti gli effetti.
Dopo la prima maternità sono tornata al lavoro,o che il mio primo figlio aveva 7 mesi, utilizzando un nido privato per poter riuscire a rientrare in tempi ragionevoli. Sono pochi infatti gli asili nido pubblici che accettano bambini con un età inferiore ai 12 mesi. Dopo poco meno di un anno sono nati i gemelli. E’ stato un periodo abbastanza impegnativo, nel quale mi sono dedicata a tempo pieno ai miei figli.
M&L- Oggi lavori part-time – soluzione ideale o ripiego per delle oggettive difficoltà di gestione dei figli?
Al rientro dalla seconda maternità, visto il numero e l’età dei figli, ho chiesto ed ottenuto la possibilità di un part-time orizzontale. La mia domanda è stata accettata, grazie alla lungimiranza dell’azienda ed alla disponibilità di un responsabile risorse umane donna, che ha avuto fiducia in me e nelle mie capacità e mi ha reinserito all’interno della profumeria nello stesso ruolo che avevo abbandonato prima della nascita del mio primo figlio. Il part-time è per me la soluzione ideale, che mi permette di conciliare lavoro e famiglia. Il lavorare part-time come buyer nella grande distribuzione, non è però sempre stata una passeggiata. Ci sono stati periodi nei quali l’orario è stato molto diverso da quello pattuito, ho continuato a partecipare a fiere e riunioni, saltato molto spesso la pausa pranzo, .... Il retail ha ritmi di lavoro elevati e un grado di stress quotidiano non indifferente. Ho avuto piu’ di un momento di scoramento, superato grazie alla famiglia ed all’aiuto dei colleghi. Dopo un anno dal ritorno mi è stato affidato, sempre con il part-time, un settore piu’ strategico all’interno della profumeria, sinonimo forse, che il mio lavoro veniva comunque apprezzato anche se non rimanevo alla scrivania l’intera giornata. Io intendo il lavoro part-time, non come un ripiego per oggettive difficoltà di gestione dei figli, ma perchè sono personalmente convinta che una volta che si è deciso di avere dei figli, potendoselo permettere, sia giusto essere parte attiva della loro crescita e non delegando la loro educazione a scuola, nonni, baby sitter . Qualunque sia la propria opinione a riguardo, è però importante avere la possibilità di scegliere e di farlo consapevolmente. Sovente le scelte delle donne, soprattutto nell’ambito lavorativo in Italia, sono imposte da situazioni esterne che raramente coincidono con ciò che veramente si vorrebbe fare.
M&L- Ti sarà capitato di fare colloqui... qual è l’approccio delle aziende o dei recruiters verso una professionista con figli in cerca di nuove opportunità lavorative?
Io sono stata fortunata ad avere la possibilità di un part-time. In Italia è da considerarsi un lusso e sovente viene visto come un favore che viene elargito al dipendente e per il quale bisognerebbe esserne riconoscenti a vita. In Italia, il part-time, soprattutto di professionalità medio-alte, è quasi inesistente. Mi è capitato recentemente di fare colloqui e l’approccio dei selezionatori verso mie richieste di orario ridotto o di una certa flessibilità nell’orario di lavoro viene vissuto in maniera a dir poco traumatica/offensiva. Non si riesce a sviluppare in Italia, un concetto di meritocrazia per la quale si viene valutati in base ai risultati ed alle competenze e non sulle ore passate alla scrivania. Dovendo o volendo cambiare lavoro, e’ quasi impossibile trovare datori di lavoro per i quali non sia necessaria la presenza fisica per l’intera giornata di lavoro. Una disponibilità di orario dalle otto alle sedici, è accettata solo per lavori presso call center o se si appartiene a categorie protette (provare per credere). Come se le cose più importanti avvenissero solo ed esclusivamente dopo le quattro di pomeriggio.
Molto in Italia rimane da fare per cercare di cambiare questa mentalità che porta il ns. Paese ad essere uno tra le nazioni europee, con il piu’ basso indice di natalità e nel contempo anche con uno tra i piu’ bassi indici di occupazione femminile.
M&L- Grazie a Stefania…e in bocca al lupo!