Mamma & Lavoro

Le mamme freelance d’America


di Francesca Amè

È la più famosa mamma americana della Rete.
Di più: è considerata la “voce delle mamme”, the voice of moms, ed è corteggiatissima dalle aziende a stelle e strisce perché si è inventata, capendone per prima le potenzialità, il marketing a misura di mamma.
A voi che siete  mamme freelance, questa volta non dispenso consigli più o meno testati sulla mia pelle, ma racconto una storia che viene da lontano. È la storia di Maria Bailey, 4 figli (di cui 2 adottati) che ha lasciato l’azienda, si è dedicata alla famiglia e poi ha creato, sulla sua maternità, un impero.
Per darvi un’idea del personaggio –capelli lunghi castani, trucco leggero, vestiti informali – e del volume d’affari e di opinioni che smuove, fatevi un giro sul suo ricchissimo sito
http://www.mariabailey.com/.
Ho avuto la fortuna di incontrare e intervistare Maria qualche tempo fa, a Milano, durante il MomMixer, evento organizzato da Mammacheblog, aggregatore di blog di mamme italiane, di cui anche MammaeLavoro ha parlato e fa parte.

Maria mi ha raccontato che un terzo (!) delle mamme americane è on line, e in maniera sempre più complessa: i blog che vanno di moda da noi oggi (perlopiù sfoghi esistenziali o diari) sono stati sostituiti da siti più orientati al business. Le aziende Usa (in primis Disney, Kodac, Crocs) hanno fiutato l’affare e cominciato a “usare” le mamme on line per testare e promuovere i loro prodotti, grazie al passaparola. Per un po’ le cose hanno funzionato. Peccato che le aziende inizialmente non sapevano come muoversi e il marketing “virale”, cioè senza distinzione tra mamme di figli piccoli, di gemelli, di adolescenti o altro, non ha avuto esiti positivi.

E qui entra in campo Maria (coi suoi 16mila fellows su Twitter e una tv dove mamme americane cliccano commenti a ogni ora del giorno e della notte): forte del suo background nel marketing e della sua esperienza di pluri-mamma, ha scritto manuali su come le aziende dovrebbero avvicinarsi in maniera proficua alle mamme che, detto per inciso, sono le più importanti acquirenti della famiglia non solo per prodotti legati all’infanzia ma anche per il settore alimentare, cosmetico, vestiario e ormai anche hi-tech.

Dotata per la tecnologia, versatile senza essere snob, Maria ha saputo crearsi un gruppo di (numerosissime) “amiche” on line che pende letteralmente dalle sua labbra sul fronte dei consumi, degli acquisti e anche delle opinioni.
Certo, di Maria in America che n’è una (molte mamme blogger americane si limitano a recensire prodotti che vengono loro regalati: non è un lavoro, ma può contribuire al bilancio familiare e far sentire una mamma, specie se casalinga o disoccupata, meno sola).
Certo, di Maria in Italia non si sente la mancanza perché la nostra struttura sociale è molto diversa e probabilmente anche l’orientamento agli acquisti e la diffusione delle nuove tecnologie eppure, mia cara mamma free-lance, la storia di Maria è un valido esempio delle energie (anche professionali) che possono scaturire dalla maternità e dell’importanza che per le mamme hanno le nuove tecnologie, nella vita privata e sul lavoro.

Francesca Amè

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