Anche questa è un fase dello sviluppo dei nostri piccoli ed è normale che loro utilizzino questa esclamazione di fronte a diverse situazioni come: durante la contesa di un gioco con i coetanei o anche nei confronti di bambini più grandi, ma può succedere che il bambino utilizzi questa parola anche nei riguardi dell’adulto.
Questo avviene perché il piccolo non percepisce totalmente che intorno a lui ci siano altre persone con le quali bisognerebbe dividere spazi, oggetti, perchè no anche l’adulto; questo perché il piccolo vive una fase d’egocentrismo, lui si sente il centro del mondo, tutto deve essere suo e tutte le persone dovrebbero occuparsi solo di lui.
Quindi è normale che quando un bimbo vede un gioco per terra ed un bambino inizia a giocarci il primo si avvicina e cerca di portargli via il gioco dicendo “ E’ mio!!!” “E’ mio!!! Intanto con le mani tenta di portarglielo via, magari utilizzando anche l’adulto, in questo caso non dovrebbe pensare che il piccolo sia egoista arrabbiandosi e attribuendo al bambino titoli non corretti, ma dovrebbe semplicemente dire al bambino che quel gioco è del suo amico se è davvero suo. In caso sia un gioco del nido va spiegato al bambino che quel gioco non è suo, ma lo sta usando il suo compagno e quando avrà finito di giocare lui potrà utilizzarlo.
La dinamica invece è diversa se il bambino ha un suo gioco personale e un’altro bimbo lo trova e vuole giocarci se il piccolo gli va vicino e gli dice “No è mio!!” “ Questo è mio!!!” bisogna dire al piccolo che ha ragione e spiegare all’altro che quel gioco è personale e che non sempre si può dividerlo con gli altri bambini.
Attraverso la manifestazione del possesso, il bambino incomincia a formare il proprio se, la sua personalità e inizia quindi a capire che non è tutt’uno con l’ambiente che lo circonda e che non è una persona unica con la mamma, ma inizia a capire che è una persona che ha una personalità propria e quindi possiede degli oggetti che devono essere solo suoi.
Concludendo i bambini non sono delle persone egoiste ma vogliono solo capire dove finisce il loro confine e dove inizia quello dell’altro.
di Paola Fumagalli - Educatrice Scuola Infanzia