Mi hai chiesto cosa si prova quando si scopre di aspettare il terzo figlio, vivendo come mamma expat a Parigi.
Beh, sicuramente sbigottimento perché un conto é desiderarlo, un altro é vedere per la terza volta nella vita una crocetta rosa nitido apparire sul display e sapere che da lì non si torna indietro.
Batticuore, un fortissimo batticuore misto di gioia, incredulità, eccitazione, e paura, terrore profondo, nel pensare alle libertà faticosamente conquistate e rimesse per la terza volta in stand by dal terzo figlio.
Senso di colpa, nell’immaginare le tue bambine che, mentre tu fissi incredula quel display, siedono ignare sui banchi di scuola ed altrettanto ignare dei cambiamenti che stanno avvenendo dentro di te e nelle loro vite vivranno i prossimi mesi, finché un giorno tu e il loro papà deciderete che é arrivato il momento di condividere questa gioia con loro.
Felicità e serenità, davanti a una pizza parigina, nel capire dalla loro reazione che non desideravano altro, che per loro essere in 5 vuol dire essere una squadra e quindi divertirsi molto di più, che nei loro occhi non passa nemmeno quel velo di tristezza che temevi, che sono loro a farti coraggio e a darti quell’energia vitale che ti fa dire “ce la farò, ce la faremo”.
Orgoglio nel sapere di aver preso questa decisione coraggiosa in tempi in cui non c’é certezza di nulla, perché vita da expat vuol dire anche camminare su un filo ed essere sempre pronti a rimettere tutto in gioco. E gioia nel sapere che questo gioco, dovunque sarà, lo condurremo in 5.
Nostalgia della routine più semplice che l’abitare a Milano mi consentirebbe ma, nello stesso tempo, felicità nel poter offrire anche a quest’ultimo arrivato la grande opportunità di imparare un’altra lingua e vivere per qualche anno in un contesto internazionale, ricco e stimolante.
Capacità di programmazione e senso di adattamento alle strane regole di questo paese, in cui il giorno dopo aver fatto il test di gravidanza é vivamente consigliato pre-iscriversi nella maternità, pubblica o privata, in cui si intende partorire (e il cui costo, anche nelle cliniche private, verrà sostenuto in buona parte dalla Sécurité Sociale, l’equivalente del Servizio Sanitario Nazionale).
Soddisfazione nell’aprire una lettera del Comune del tuo arrondissement e apprendere che un team di esperti é a tua disposizione per qualunque domanda, necessità, incontro legato alla gravidanza e alla nascita del terzo figlio.
E incredulità nello scorrere il fitto elenco di 3 pagine sulle numerose possibilità che una mamma parigina ha, in ciascun quartiere, di far accudire il suo bambino a poche settimane dalla nascita: nidi collettivi municipali e associativi (28 solo nel 15° arrondissement), nidi familiari (assistenti di maternità diplomate che accolgono a casa loro piccoli gruppi di bambini, dai 3 mesi ai 3 anni), nidi collettivi associativi, micro-nidi e nidi aziendali, nidi parentali (in cui i genitori si impegnano a partecipare personalmente all’accudimento dei bambini secondo le modalità precisate nello statuto dell’associazione), giardini d’infanzia, strutture multi-accoglienza, haltes-garderies (strutture che accolgono i bambini per un massimo di 5 o 6 mezze giornate alla settimana), assistenti di maternità diplomate (che accolgono a casa loro uno o più bambini), gardes d’enfants a domicilio (babysitter a domicilio il cui costo viene sostenuto in parte dalla famiglia in parte dalla CAF, Cassa degli aiuti alla famiglia). Oltre a una sage femme (nome più poetico per intendere un mix fra un’ostetrica e una puericultrice) disponibile a farti visita a casa dopo il parto e ad accompagnarti nelle prime faticosissime settimane.
…Sarà davvero tutto così efficiente come sembra? Lo proverò sulla mia pelle e prometto una seconda puntata dopo la nascita della creatura!
Alessandra Ferrario (Mamma a Parigi)