Il rientro a scuola dei bambini francesi a Settembre é vissuto qui in Francia con un’intensità particolare.
“La rentrée” la chiamano, e attorno ad essa ruota tutto un mondo.
Lo vedi scritto a caratteri cubitali nelle vetrine dei supermercati e dei grandi magazzini, nei negozi e nelle cartolerie, nelle palestre e in farmacia. Un business da milioni di euro con una sola parola chiave che evoca un sentimento di urgenza: “c’est la rentrée”!
“Comment c’est passée la rentrée des filles?” (“com’é andato il rientro a scuola delle bambine?”): te lo senti ripetere in continuazione, dal cameriere che ti serve il caffè del mattino alla portinaia che incroci sulle scale, in coda dal macellaio e via, in un susseguirsi della stessa domanda per tutta la giornata, quasi fosse un intercalare obbligatorio del mese di settembre.
Generalmente quest’ossessione si esaurisce nel giro di un mesetto: quando nessuno più ti chiede come é andata “la rentrée” e il visino dei tuoi bambini é tornato al consueto pallore cittadino, allora capisci che l’estate é davvero un ricordo lontano.
Ma mai come quest’anno ho potuto approfondire le abitudini e le usanze di questo bel popolo che mi ospita, che sempre più mi appare come il cugino d’altri tempi di noi italiani.
Avete in mente le fotografie dei vostri genitori al loro primo giorno di scuola? Ecco, pressapoco assomiglieranno ai piu’ moderni bambini francesi.
Al rientro a scuola, i bambini vestiti di tutto punto, le bambine in abitino color prugna, le ballerine ai piedi, un cappottino e la coda di cavallo ed i maschietti con pantaloncino tre/quarti, mocassino e pullover scollo a V, si avviano a scuola silenziosi e ordinati, per mano al papà (il più delle volte sono loro ad accompagnare i figli a scuola) o a bordo del loro monopattino. I più grandicelli, già a otto anni, vanno soli, con passo spedito e un fratellino per mano.
E sulle spalle non hanno zainetti dell’uomo ragno o della Violetta di turno, né tantomeno si trascinano un pesantissimo trolley, bensì portano LA CARTELLA, si’, proprio quella che usavamo noi trent’anni fa’.
Avete presente il modello classico, di stoffa bordata di pelle, con la targhetta per il nome in alto? Proprio quella li. E tendenzialmente ce l’hanno tutti della stessa marca: la mitica TANN’S venduta al Monoprix (IL supermercato dei parigini) in tante varianti di colore ma tutte, comunque, molto sobrie.
Ma il vero choc l’ho avuto al momento di comprare i quaderni per la prima elementare.
Memore delle copertine iper commerciali di qualunque cartoleria milanese, e convinta di dovermi piegare, mio malgrado, a scegliere la fantasia meno peggio tra Hello Kitty, Winx, Barbie, My Littles Pony, mi sono trovata davanti a scaffali pieni di tristissimi quaderni a tinta unita, rossi, verdi, blu, arancioni, verdi (pensate che il rosa non esisteva neanche fra le opzioni!).
Ed ho gioito!
Perché, senza voler essere bigotti o troppo rigidi, benvenga una cultura che passi il messaggio che andare a scuola é una cosa seria, che insegni il rispetto dell’autorità e il decoro, che imponga un codice, differente rispetto a quello del gioco.
Ed é cosi che, il primo giorno di rientro a scuola le mie bimbe si sono avviate nello loro italianissima scuola parigina (si, perché se il look francese mi ha conquistato, il metodo di insegnamento italiano mi pare ancora il migliore!), con la cartella in spalla, il monopattino ai piedi e la coda di cavallo…ma cantando a squarciagola per mano alla loro italianissima mamma!
In medio stat virtus.
Buona rentrée a tutti!
di Alessandra Ferrario (Mamma a Parigi)
Un’analisi che mi trova perfettamente d’accordo.
Complimenti.