Laureata in Medicina e Chirurgia a 25 anni con il massimo dei voti e la Lode, ha lavorato come Aiuto presso i reparti di Terapia Intensiva Neonatale della Clinica Mangiagalli e di altri presidi dell’area milanese, interessandosi principalmente di Cardiologia e di Nutrizione. Da alcuni anni si occupa di Medicina Complementare, che le consente di affrontare nel modo meno invasivo possibile le patologie dei suoi piccoli pazienti.
L’altro giorno mi è arrivato in Ambulatorio l’ennesimo bambino obeso. Uno degli aspetti più piacevoli del mio lavoro è la varietà di persone e di situazioni; al contrario, le visite dei bambini sovrappeso sono incredibilmente uguali le une alle altre, come se ricalcassero un copione prestabilito.
Anche questo bambino è venuto in studio per motivi che nulla avevano a che fare con il peso: un problema banale, risolto rapidamente con reciproca soddisfazione. Si trattava di un bambino di circa 9 anni, sveglio e simpatico, con un bel faccino e dei magnifici occhi verdi. Su mia sollecitazione la mamma, una signora magra ed elegante, ammetteva che sì, forse Matteo era “un filo rotondetto” e probabilmente aveva “due o tre” chili di troppo.
Messa mano a bilancia e percentili, i chili in eccesso sono risultati ben 15, con un aumento di 8 nell’ultimo anno. Le ginocchia presentavano già un iniziale assetto ad Y, con i piedi che tendevano ad appiattirsi per il carico eccessivo.
Stupore e costernazione, come sempre a questo punto, poi, puntuale, la richiesta di esami e visite endocrinologiche varie, nella speranza di attribuire ad improbabili “disfunzioni” la causa di una situazione che è sempre, immancabilmente, dovuta ad una alimentazione eccessiva e sbagliata e alla mancanza di movimento. “Dottoressa, mi creda, il bambino NON MANGIA NIENTE, non capisco dove abbia preso tutti questi chili!” Rapida indagine, e scopro che ai pasti principali il ragazzino mangia più o meno correttamente, ma la colazione è una bomba di biscotti frollini, crostatine prefabbricate e cereali ricoperti di cioccolata, e la merenda di metà mattina un gelato, generosamente fornito dalla scuola. Lo spuntino del pomeriggio comprende pane e Nutella nella migliore delle ipotesi; in alternativa, patatine fritte e wurstel, il tutto innaffiato da Coca-Cola o succhi di frutta strabordanti di zucchero. Nel “mio” copione la colpevole della merenda pomeridiana è quasi sempre la nonna, che spesso crede di dimostrare il suo amore al nipotino ingozzandolo oltre ogni dire.
Prendo ancora una volta atto della situazione, e non faccio niente. Ho imparato con l’esperienza che è perfettamente inutile cercare di intervenire se i protagonisti della vicenda non sono sensibilizzati, se non avvertono il problema e non manifestano la decisione di volerlo affrontare. Si parla sempre più dell’obesità come dell’epidemia del terzo millennio, del Killer silenzioso, ma i fatti e gli interventi concreti a livello della scuola e dei media sono prossimi allo zero.
Un bambino obeso non è certamente bello, e probabilmente non è neanche un bambino felice. I coetanei sono feroci con le prese in giro tipiche dell’età, e i piccoli tendono ad essere anche isolati ed emarginati dai giochi e dalle attività di gruppo.
Queste righe vogliono essere un richiamo, un piccolo spunto di riflessione per quelle mamme che tendono a non voler vedere il reale problema pensando che in fondo il loro bimbo è solo “un po’ rotondetto” mentre invece la cattiva alimentazione nei bambini può diventare un grave problema in età adulta.
Dott.ssa Gina Lucci
Specialista in Pediatria